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Padri costituenti e figli delinquenti

20/02/2011

Personalmente, sono convinto da tempo che la reintroduzione dell’immunità parlamentare sia la soluzione più corretta e più limpida, ancorché molto parziale, al problema del cosiddetto conflitto politica-giustizia. “Cosiddetto” perché in realtà è una cosa più complicata, che riguarda l’equilibrio e la divisione dei poteri, e i poteri non sono due (“politica” e “giustizia”), ma tre: legislativo, esecutivo e giudiziario. Non lo dico per pedanteria, ma perché qui sta il punto: una volta assorbito il legislativo nell’esecutivo (in nome della “governabilità”, dell’“efficienza”, della necessità di “decidere”), l’equilibrio è alterato, salta la divisione e di conseguenza saltano tutti i filtri, le garanzie e i contrappesi politico-istituzionali previsti dalla Costituzione, e ci ritroviamo nella situazione in cui siamo e da cui non sappiamo come uscire (le parole del presidente del Consiglio sulla Corte costituzionale mi sembrano sufficientemente significative, in proposito). Dunque, se si vuole reintrodurre l’immunità parlamentare, utilizzando l’argomento che non per nulla l’immunità era stata voluta da quei padri costituenti a noi tanto cari, penso si dovrebbe rispondere che i padri costituenti ci sono senz’altro carissimi, ma non erano fessi, e non per caso l’immunità l’avevano prevista all’interno di un sistema parlamentare, con legge elettorale proporzionale, senza premi di maggioranza né alcun meccanismo consimile. E fa una bella differenza. Non c’è bisogno di essere un costituzionalista, per capirlo. E’ semplice: se il sistema garantisce alla minoranza più forte la maggioranza assoluta in parlamento – e al capo del governo, con la finzione dell’elezione diretta, potere di vita e di morte sulla maggioranza – è evidente come tutto il meccanismo ne risulti distorto, e si traduca puramente e semplicemente in un inaccettabile diritto all’impunità per il vincitore delle elezioni e per la sua corte. A patto, naturalmente, che la sua corte si comporti come si deve  (dunque, teoricamente, l’immunità può persino trasformarsi, dentro questo sistema, in un elemento di pressione sui singoli parlamentari, e cioè nell’esatto contrario di quanto voluto e previsto dai nostri saggi padri costituenti).

3 commenti leave one →
  1. 20/02/2011 17:14

    Se l’immunità parlamentare diventa addirittura un meccanismo di pressione, a che pro rivitalizzarla?

    Se era nata in un contesto e in un’architettura elettorale-rappresentativa diversa, perché farne una priorità rispetto alla riforma del sistema elettorale-rappresentativo?

    Oppure bisogna pensare che si stia proponendo una sorta di baratto tra immunità parlamentare e riforma elettorale? E’ quel che si deve intuire nel passaggio “Se si vuole reintrodurre…penso si dovrebbe rispondere”?

    Analizzando lo strumento dell’immunità parlamentare bisogna entrare nel merito e fare un analisi costi-benefici. E quindi:

    Quanti sono stati i parlamentari ingiustamente perseguitati? Quanti sono andati in galera per reati politici? Quali indagini persecutorie sono state sventate dall’autorizzazione a procedere? Non parlo di indagini finite con un’assoluzione (che è un esito normale delle indagini e dei processi), ma che hanno abusato delle indagini.

    E di contro: chi ha beneficiato dell’immunità parlamentare pur di fronte a elementi più che solidi per istruire un processo?

    Quante indagini

  2. 22/02/2011 09:05

    detto (scritto) bene!

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