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Veltroni e il mistero del libro scomparso

27/11/2010
La storia è piena di rivoluzioni abortite, tradite o lasciate a metà. Il caso della “Rivoluzione democratica” veltroniana e del libro omonimo che proprio in questi giorni avrebbero dovuto sconvolgere il mondo, le classifiche della saggistica e i vertici del Pd, tuttavia, è piuttosto singolare. Innanzi tutto, perché mai rivoluzione – abortita, tradita o dimenticata che fosse – fu abortita, tradita e dimenticata più in fretta. E in secondo luogo perché il suo manifesto, il libro-intervista con il giornalista del Corriere della Sera Andrea Garibaldi, non solo era stato già consegnato all’editore – che da parte sua ne aveva già fatto un’interessantissima sintesi per la quarta di copertina, ancora reperibile sul sito della Feltrinelli – ma oltre due mesi fa era stato pure annunciato sulla stampa. L’aspetto veramente singolare della vicenda, però, è che quegli stessi quotidiani che ne avevano annunciato l’uscita (con l’eccezione del Riformista), non vedendolo uscire, nemmeno per riguardo ai propri lettori si siano sognati di chiederne notizie all’autore, che pure hanno continuato a intervistare assiduamente.
Il convegno veltroniano di ieri, dal dirompente titolo “Più Italia, più coraggio”, con Beppe Fioroni e Marco Follini, Sergio Chiamparino e Paolo Gentiloni, sembra confermare l’impressione che la rivoluzione non abbia avuto miglior sorte del libro. Annunciato non per caso negli stessi giorni in cui usciva il famoso documento anti-Bersani sottoscritto da 76 parlamentari del Pd, perfidamente ribattezzato dalla stampa come il documento degli Oni-oni (Fioroni-Gentiloni-Veltroni), il libro doveva essere il manifesto del nuovo movimento. Quel “Movimento democratico” che nel convegno di ieri ha celebrato il suo atto di nascita, con ogni evidenza, più perché era troppo tardi per abortire che per amore: perché una cosa è bloccare l’uscita di un libro di cui detieni i diritti, e un’altra bloccare la nascita di una corrente, con tutte le persone che hai spinto a esporsi con te.
E insomma, dopo avere promosso un documento contro il segretario, raccolto le firme nel gruppo parlamentare, annunciato la nascita mica di una semplice corrente, ma addirittura di un “movimento”, non è che a quel punto Veltroni poteva ritrovarsi come il Cristoforo Colombo del Pascarella, davanti alla ciurma che lo contestava, “e lì, sur punto d’éssece arivato/ esse certo e sicuro ch’era vero/ e dove’ di’: vabbè, me so’ sbajato”.
Già il famoso documento dei 76, partito come un attacco al Pd “senza bussola”, era stato rimaneggiato poche ore dopo, perdendo l’attacco e pure il passaggio sulla “bussola”. Senza contare poi la sfilza di interviste-rettifica di Veltroni, la prima a “In mezz’ora” di Lucia Annunziata, per spiegare che sì, aveva promosso un documento tra i parlamentari del Pd e pure un nuovo “movimento”, ma mica per fare alcuna polemica. Anzi, per favorire l’unità. E il libro? Quel libro in cui Veltroni, come recita la scheda sul sito della Feltrinelli, “ripercorre la sua vita politica… dalla nascita del Pd con la sfida del Lingotto alle elezioni del 2008, alle ragioni delle dimissioni che hanno interrotto un progetto nuovo per la politica italiana”, in cui l’ex segretario “racconta episodi inediti e inediti aspetti dei protagonisti della politica”? Quel libro, come scriveva Repubblica in settembre, che era solo un “tassello della strategia”, ma soprattutto “la denuncia di un tradimento”, quello “compiuto da Bersani, colpevole di aver dimenticato i valori fondativi del progetto, di rispolverare l’Ulivo e andare a caccia di alleati”? Chissà. Forse, a Veltroni, all’ultimo momento, è mancato il coraggio. O forse, più semplicemente, l’Italia. (il Foglio, 27 novembre 2010)
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