Vai al contenuto

Il problema dei reduci

14/07/2010

Le ideologie totalitarie del Ventesimo secolo, fornendo a tante menti semplici un campionario di formule dogmatiche e manichee buone per tutte le occorrenze, hanno prodotto un gran numero di violenti ignoranti e diversi raffinati assassini. L’ideologia liberista ha fatto certamente meno danni, ma la sua presunzione di rappresentare l’unica obiettiva verità scientifica, con la pervasività delle sue molteplici formulette, insegnate in tutti i corsi e diffuse da tutti i manuali di economia con dogmatismo non inferiore a quello delle scuole quadri sovietiche, e di qui rapidamente tracimate in ogni altro campo del sapere e su tutti i mezzi di comunicazione, temo abbia prodotto un’intera generazione di competenti imbecilli. Letteralmente incapaci d’intendere o esprimere alcun concetto che non sia già compreso nel piccolo catechismo da loro imparato a memoria. Arroganti, aggressivi e assolutamente impermeabili a qualsiasi stimolo esterno. In un certo senso, le prime vittime della crisi economica sono proprio loro, simili a reduci e sbandati della Grande guerra, tornati dal fronte con l’occhio vitreo, il fucile carico e drammatiche difficoltà di adattamento alla vita civile. Mi domando se non sarebbe opportuno, a questo punto, pensare a programmi mirati per il loro reinserimento nella società, a tutela della democrazia e della convivenza civile.

9 commenti leave one →
  1. 14/07/2010 22:07

    Una proposta interessante per un problema sociale drammatico ma temo che i reduci siano pregiudizialmente contrari a ogni programma di welfare, compresi quelli di cui hanno urgente bisogno……

    • francesco cundari permalink
      15/07/2010 13:08

      sono sicuro che con gli opportuni incentivi economici farebbero volentieri un’eccezione. come sempre.

  2. Tom permalink
    15/07/2010 21:23

    Scusami, ma come si può dire che l’ideologia del liberismo è quella che ha fatto meno danni?
    I paesi liberisti e capitalisti hanno appoggiato praticamente tutte le dittature del dopoguerra (America latina, Africa…),contribuendo a creare quel divario tra nord e sud del mondo che vediamo oggi.
    E proprio oggi che l’assenza di regole nel mercato la subiamo in maniera così forte, oggi che la pagano pure i paesi che prima ci lucravano, anche in quelle classi sociali che prima non ne subivano lo sfruttamento, come si fa a sostenere questo?…
    Anzi, proprio la conclusione a cui si giunge in questo articolo mi fa pensare che l’ideologia liberista non è stata migliore delle altre, visto che in alcune di queste, seppur traviate e andate a finire male, almeno c’era un’idea di giustizia sociale…

    • francesco cundari permalink
      16/07/2010 11:31

      la differenza sta nel fatto che in nome dell’ideologia liberista nessuno ha mai pensato di costruire campi di prigionia e di sterminio, gulag e cose del genere. e non mi pare una differenza da poco

  3. fausto permalink
    16/07/2010 10:02

    ci penserà la mano invisibile del mercato

  4. 19/07/2010 16:33

    credo sia più o meno quello che mi chiedevo anch’io con questo video…
    http://riciardengo.blogspot.com/2010/07/la-notte-che-le-pantere-ci-mordevano-il.html

  5. roberto permalink
    19/07/2010 17:22

    ma ‘ste fabbriche di Nichi ? Vabbè che in italia lo sport nazionale è la megalomania, ma se 345 ‘fabbriche di nichi’ (franchising ?) radunano 2.000 addetti, siamo sicuri che 6 addetti scarsi per ‘fabbrica’ rappresenti lo stato dell’arte ? Chessò: “le botteghe di nichi”.

Trackbacks

  1. Calma e calamaio |
  2. Per una rieducazione dei liberisti smarriti « letturalenta

Lascia un commento