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E alla fine l’antiberlusconismo radicale partorì il regime berlusconiano

14/04/2009

C’è una sola ragione per augurarsi che Silvio Berlusconi accolga l’appello in favore dell’accorpamento di europee e referendum che con tanta insensata insistenza viene da tutto il Pd, a cominciare da Dario Franceschini. Che se lo meriterebbero.
La prima ragione contraria, invece, è il quorum. Una norma costituzionale con una precisa funzione di garanzia, che l’election day annullerebbe. La seconda ragione contraria – almeno per il Pd – è che a giocare col fuoco, alla lunga, ci si scotta. Dopo avere cavalcato l’argomento dei soldi che si risparmierebbero con l’election day, seguendo una diffusa filosofia secondo cui la democrazia rappresenta un costo come un altro – anzi, il primo costo da tagliare: ieri per la sicurezza e oggi per gli abruzzesi – il Pd vede spuntare un parlamentare del Pdl che propone di rinviare il referendum e abolire i ballottaggi alle amministrative. Così i milioni risparmiati sarebbero pure di più (sempre per il bene dell’Abruzzo, s’intende). Non stupisce che l’argomento dei soldi sia stato lanciato da Lavoce.info, l’Atene telematica dei nostri “liberisti di sinistra”. Ecco l’esito ultimo della campagna sulla “casta” e sui “costi della politica”, sulla “partitocrazia” e sullo “statalismo”: le regole della democrazia decise in un’asta al ribasso.
Dopo avere subito passivamente per quindici anni e ora addirittura cavalcato una simile concezione della politica, i dirigenti del Pd se lo meriterebbero davvero, l’election day. Se infatti Berlusconi esaudisse i desideri di Franceschini e del comitato referendario, le conseguenze non sarebbero semplicemente il raggiungimento del quorum e la probabile vittoria del “sì”. Per impedire un simile esito, infatti, la Lega si è sempre detta pronta a rompere con il Pdl. Ma cosa accadrebbe se Berlusconi tirasse dritto, come ora sembra improvvisamente disposto a fare, mettendo in conto la caduta del governo e puntando a elezioni anticipate con la legge uscita dal referendum? Legge, va ricordato, che impedisce le coalizioni e assegna il premio di maggioranza alla singola lista più votata. E quale singola lista, in autunno, potrebbe mai contendere il premio al Pdl? In questo modo, Berlusconi avrebbe in tasca la maggioranza assoluta, nella legislatura che eleggerà il nuovo capo dello stato (chissà chi) e dove il Pdl, per raggiungere i due terzi necessari a riformare la costituzione senza nemmeno il fastidio del  successivo referendum, dovrebbe cercare l’accordo con Lega e Udc. Sai che fatica. E’ la stessa coalizione con cui Berlusconi ha governato nel ’94 e nel 2001, quando tanta parte degli attuali sostenitori del referendum gridavano al regime. A una così invidiabile posizione, peraltro, Berlusconi arriverebbe non si dica senza opposizione, ma addirittura su pressante richiesta dei suoi avversari, a cominciare da quel vasto arcipelago politico-editoriale che dopo tanti sforzi, il famoso regime sarebbe finalmente riuscito a renderlo possibile.
Naturalmente, nulla è scontato. Può darsi che Berlusconi e la Lega trovino un accordo, oppure che alla caduta del governo segua un esecutivo tecnico sostenuto da una variopinta maggioranza, dalla Lega al Pd, passando per Udc e Italia dei Valori, con il compito di cambiare la legge elettorale. Ammesso che un simile accrocchio reggesse, però, resta da capire quale legge elettorale potrebbero mai varare. E cosa potrebbe dire un Partito democratico appena uscito da una campagna tutta sugli argomenti dei referendari, per la semplificazione e il bipolarismo. Un paradosso sublimato nell’immagine di Mario Segni portavoce di Massimo D’Alema e del suo “sì” al referendum. Tanti convegni e tante battaglie per uscire dalla “cultura” del bipolarismo – prima ancora che dai suoi marchingegni elettorali – ed ecco pure D’Alema sulla linea che il Pd si appresta a ufficializzare: votare “sì” al referendum “bipartitista”, per poi cambiare la legge in Parlamento. Ma senza dire come, perché su questo non sono d’accordo neanche tra loro. E pur sapendo che se vincesse il “sì” Berlusconi non avrebbe una ragione al mondo per non chiedere le elezioni, senza cambiare un bel nulla.
Se quello del Pd è un bluff, nella convinzione che la Lega fermerà il premier, non siamo più al poker. Siamo alla roulette russa, per non dire al cupio dissolvi. Ma forse tutto questo è solo il risultato della lunga introiezione di un’ideologia antipolitica – cioè antidemocratica – giunta all’acme della sua autodistruttiva furia purificatrice. “Meglio perdere che perdersi”, diceva Arturo Parisi ai tempi dell’Asinello. Di questo passo, non resterà neanche l’imbarazzo della scelta. (il Foglio, 14 aprile 2009)

15 commenti leave one →
  1. 14/04/2009 09:46

    sì, la segnalazione della stupidità tattica ci sta tutta.

    però, a voler vedere il pelo dell’incongruenza nell’uovo dell’analisi, c’è da dire che se Berlusconi facesse quello che tu paventi vuol dire che il suo fine sarebbe davvero la costruzione di un regime – al netto di come si voglia chiamare oggi il possesso dell’80% dei mezzi di comunicazione di massa – per cui nella lettura generale avrebbero ragione gli antiberlusconiani che aborri, anche se tatticamente malaccorti (mi pare insomma che tu metti assieme ai tuoi fini l’antiberlusconismo democratico, quello populista e il populismo tout court, per non parlare di cose come lavoce.info e del “liberismo di sinistra” – formula piuttosto sciocchina, eh – che davvero non c’entra nulla, qui)

  2. francesco cundari permalink
    14/04/2009 09:59

    il tuo ragionamento mi sembra un po’ confuso. per dirne solo una: contestare un certo antiberlusconismo non significa stare dalla parte di berlusconi (o negare tutte le cose brutte che fa o potrebbe fare) anche perché, come mi sforzavo di spiegare nell’articolo, spesso è proprio quello il suo migliore alleato. ma soprattutto: mi stai dicendo che un sito su cui scrivono l’autore di un libro intitolato “Il liberismo è di sinistra” e molti suoi allievi non lo posso definire un sito di “liberisti di sinistra” [virgolette d’obbligo]? E perché mai?

  3. Kerub permalink
    14/04/2009 09:59

    non è vero che l’election day annulla la funzione di garanzia rappresentata dal quorum.
    il cittadino elettore può tranquillamente fare a meno di ritirare la scheda.

    il popolo bue mette la crocetta su qualsiasi cosa gli si pari davanti?
    eh.

  4. francesco cundari permalink
    14/04/2009 10:21

    chiunque abbia fatto il presidente di seggio, lo scrutatore o il rappresentante di lista anche una sola volta nelle vita sa per esperienza che nessuno rifiuta mai una scheda (io ho fatto il rappresentante di lista per circa quindici anni, e non ne ho mai visto uno), e questo significa: neanche uno dei molti che in ogni seggio poi votano scheda bianca o nulla. Dire se non vuoi rifiuti la scheda è un trucco da due soldi, come quei contratti che se non mandi formale disdetta in carta bollata s’intendono rinnovati

  5. 14/04/2009 10:22

    ehehe, il titolo me l’ero perso, 1 a 0 per te : )

    però, non vale replicare “sei confuso” a chi critica un difetto di confusione : )
    La sprovvedutezza tattica dell’antiberlusconismo iper-democraticista è alleata di Berlusconi in senso molto diverso dal cinismo/qualunquismo populista anticasta o dall’antiberlusconismo cospirazionista. Mi pare che mettere insieme nell’analisi cose diverse diventa dannoso quando poi si tratta di formulare strategie alternative all’antiberlusconismo, contro Berlusconi – ammesso che ne esistano, eh. Cioè, se davvero il fine del signore in questione è un regime, hai voglia a dire che quelli che lo denunciano un giorno si e l’altro pure sono dei poveri ingenui (non che io abbia soluzione alternative, sto giusto chiacchierando).

    (Su lavoce poi convivono posizioni più sfumate e alcune analisi sui limiti del welfare italiano e sulla direzione in cui andrebbe riformato lì presenti sono imho di grande interesse – non mi pare insomma che mettere assieme anche loro nel populismo antidemocratico sia proprio corretto, ma è un’opinione collaterale)

  6. salvatore permalink
    14/04/2009 11:58

    Non riesco a capire. Spostare il referendum in una data che favorisca l’astensionismo mi sembra uno squallido trucchetto per far sì che non si raggiunga il quorum, esattamente come l’election day, che, specularmente, consentirebbe di raggiungerlo senza troppi problemi. In realtà, quella che lei chiama “funzione di garanzia” del quorum ha perso completamente senso da quando si è cominciato a fare campagna elettorale per l’astensionismo piuttosto che per il no, sommando l’area del dissenso a quella del disinteresse. Il quorum è una garanzia per il disinteresse, non certo per il dissenso.

  7. Kerub permalink
    14/04/2009 12:23

    se il cittadino elettore non ha coscienza della possibilità di rifiutare la scheda mi sembra che il problema sia a monte di tutto ciò di cui stiamo discutendo.

    sicuramente tu hai scarsa fiducia nel principio di garanzia costituzionale del quorum ottenuto anziché no attraverso una partecipazione consapevole.

    speri quindi molto nell’istituto popolare della gita-fuori-porta.

  8. francesco cundari permalink
    14/04/2009 12:24

    per b.georg:

    guarda che non sono io a mettere insieme un “certo” antiberlusconismo (definizione che neanche mi piace e uso solo per fare prima, perché mi pare ovvio e scontato che l’opposizione a berlusconi sia antiberlusconiana… e che dovrebbe essere, filo-berlusconiana? – sì, è vero, abbiamo avuto anche questa, ma mi pare un passaggio fortunatamente superato, dopo le dimissioni di veltroni – fine della parentesi), dicevo, non sono io a mettere insieme questi e quelli, è che nella maggior parte dei casi si tratta proprio delle stesse persone. vuoi una definizione meno concisa e più chiara? il gruppo repubblica-espresso; furio colombo e quasi tutta la “sua” unità; quasi tutto il gruppo dei giornalisti, anchorman e intrattenitori “di sinistra” che lavorano in rai; buona parte di magistratura democratica, girotondini e affini. In breve, tutte le varie filiazioni di una cultura borghese-radicale di origine azionista, che purtroppo è divenuta da tempo largamente egemone a sinistra (o almeno nell’ “opinione pubblica” di sinistra), e che è accomunata da una stessa concezione sostanzialmente antipolitica della democrazia, da un moralismo molto “asimmetrico” e manicheo, e nella maggior parte dei casi da un’ostilità assoluta verso i corpi intermedi, sedotta com’è dall’idea di un “modello anglosassone” (“la democrazia che decide”) in cui ci sono solo gli individui, o meglio i singoli cittadini-utenti-consumatori, e il governo, che con loro (cioè con “l’opinione pubblica”) ha un rapporto diretto, che passa di fatto esclusivamente attraverso i mezzi di comunicazione. L’ho già fatta lunghissima e quindi non aggiungo perché per me tutto questo è una buona approssimazione del male assoluto. dico solo che in questo schema non dovrebbe essere difficile capire perché berlusconi giochi sul velluto. Ricordo solo, visto che qui sopra anche per queste ragioni me la prendevo con D’Alema, quello che proprio D’Alema raccontava a metà anni 90. E cioè (cito a memoria) di quando Scalfari gli disse: “Io non scrivo per il pastore sardo, io scrivo per l’opinione pubblica”. E D’Alema, allora, chiosava: “Da quel momento ho pensato che l’opinione pubblica fosse una cosa che non mi piaceva”. Bei tempi…

  9. arsub permalink
    14/04/2009 14:15

    Trovo anch’io debole l’argomentazione secondo cui il referendum non debba essere accorpato alle elezioni per ipotetiche garanzie costituzionali sulla questione del quorum. Se dovessi dire perché, credo non mi discosterei molto dalle motivazioni dei commenti di Salvatore e di Kerub.
    Pur concordando inoltre sul timore che nel PD non abbiano ben capito tutte le possibili implicazioni dello schierarsi nettamente a favore del sì (e le probabilità che tanto per cambiare tutto giri a favore di Berlusconi sono elevate, anche su questo sono d’accordo), trovo difficile fornire una motivazione “ufficiale” accettabile contraria all’accorpamento che non implichi al contempo uno schierarsi per il no. Cioè, come faccio a dire che sono per il sì ma che il referendum lo voglio in un giorno in cui di sicuro il quorum non viene raggiunto (e per di più si spendono molti più soldi)? Potrei allora dire tout court di essere per il no. E come la mettiamo con le posizioni a favore espresse da molti dirigenti dell’attuale PD aoltanto un anno fa? Tentando i soliti salti mortali con successivo sfracellamento?

  10. b.georg permalink
    14/04/2009 15:40

    ti ringrazio per l’ampia precisazione, che mi pare restituisca meglio le basi della tua analisi. Purtroppo, come si dice, in politica non esiste il vuoto e se certe posizioni “giacobine” (ma non solo quelle, secondo me i ceppi sono più di uno) hanno avuto così tanto spazio i motivi sono ovvi: strapotere Berlusconico, vuoto pneumatico di analisi e prospettive di sinistra decenti, debolezza e fine del fragile argine del prodismo… Così non stupisce che il partito dei corpi intermedi, almeno al nord, sia la Lega e non il Pd (peraltro lo scontro tra Pdl e Lega è ormai in atto da prima delle politiche scorse e secondo molti lo sconfitto potrebbe addirittura essere il Pdl, ovviamente solo al nord, specie in caso di provocazione di Berlusconi e conseguente campagna vittimistica della Lega. Forse questo timore frenerà Berlusconi?).
    Perché il PD prova a puntare sul bipartitismo? Be’, ma che alternative hanno porelli? L’alleanza con l’Udc sarebbe catastrofica aprendo praterie a sinistra, inassimilabili. Una nuova Unione pare onestamente improponibile. Un’alleanza con la sinistra-sinistra sarebbe bella, se la sinistra esistesse. Di Obami in giro manco l’ombra. Se un domani Berlusconi mollasse, parte dei suoi voti ingrasserebbe Casini, con conseguenze ancora peggiori. Che ci resta? L’anno scorso pensavo a Bersani, ma onestamente… Secondo me, anche senza crederci tantissimo, questi provano una roba tipo sparigliare a scopa, che si fa se non sei di mazzo. Questi dicono: siamo in un cul de sac e così restando le cose perdiamo per i prossimi 2000 anni. Proviamo a cambiare gioco, sperando di creare frizioni nel campo avverso. Potrebbe essere una riedizione dello schema del ’94, per intenderci. Gioco ad altissimo rischio, come tu noti, ma dalle conseguenze anche piuttosto imprevedibili (il fatto che d’Alema ci si sia convertito mi fa pensare a questo, piuttosto che a una demenza precoce e inaspettata del Nostro. E dubito che tipi come Marini o lo stesso Franceschini si accodino a Segni per sincera convinzione, eh).
    scusa la lunghezza e le eventuali imprecisioni : )

  11. b.georg permalink
    14/04/2009 15:44

    (preciso: la Lega può battere il Pdl al nord, ma con la legge referendaria non servirebbe a nulla, ovvio. Ma le conseguenze successive potrebbero essere meno indolori di quelle che tu descrivi per la destra)

  12. b.georg permalink
    14/04/2009 16:02

    ecco, direi che il ballo è cominciato :)

    http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200904articoli/42792girata.asp

  13. arsub permalink
    14/04/2009 17:01

    A prescindere dalla mia assoluta ignoranza in materia, i problemi di costituzionalità sollevati da Calderoli mi sembrano formalmente non irrilevanti. Questo mi fa un po’ cambiare idea sull’accorpamento (e sì, può anche capitare che si cambi idea grazie a Calderoli).

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